Arriva al Settore Giovanile con tanta esperienza. Dall’Australia al Canada e dalla Svizzera all’Egitto per promuovere il calcio nelle scuole
Amadeo Cataldi è un allenatore del settore giovanile del Calcio Desenzano Calvina.
Cataldi calcisticamente parlando, ha molto da raccontare. Allena dal 2004 e fino a oggi pratica il suo mestiere da una parta all’altra del mondo. I suoi esordi calcistici da mister partono infatti dell’emisfero australe dove entra a far parte di un progetto di promozione nelle scuole elementari australiane. Poi il rientro in Italia. Con le valigie ancora da disfare, il Milan gli propone un periodo da trascorrere in Canada per un nuovo piano di promozione calcistica. Dal Canada a Milanello il passo è breve, così Amadeo Cataldi si veste di rosso-nero per dare il suo contributo al settore giovanile. Diventa responsabile tecnico delle squadre dei giovani e delle scuole calcio toccando realtà come Egitto, Svizzera passando per i vari Milan Champ estivi. La sua esperienza lo porta a diventare formatore di diversi allenatori e si dedica alla formazione dei giocatori in erba. Poi Cataldi si trasferisce a Desenzano per poter allenare la Feralpi Salò dove conosce Aimo Diana e al suo fianco vive esperienze in Serie C (Sicula Leonzio e Melfi). Accantonata l’esperienza come allenatore dei professionisti, collabora con la Pro Desenzanese fino alla scorsa stagione quando sposa il progetto Desenzano Calvina dove oggi è uno dei pilastri del Settore Giovanile.
Il suo progetto australiano è molto affascinate, ha voglia di parlarne?
Mi sono trovato in questo programma per caso. La Federazione Calcio del posto aveva in mente di attuare un piano di interesse per il calcio nelle scuole primarie e io mi sono dedicato a questo tipo di promozione occupandosi anche della nazionale Under 17 che è un’importante risorsa per la Nazionale maggiore
Quanto tempo è stato cittadino australiano?
Dopo cinque anni di lavoro sono tornato per un breve periodo per salutare la mia famiglia. Già. Pensavo fosse solo per un breve periodo, ma ho conosciuto Cristina, poi diventata mia moglie, che mi ha fatto dimenticare l’Australia portando la mia residenza a Desenzano dove lei vive da sempre
Poi Canada e Milan. Come ha fatto ad arrivare a Milanello?
L’amicizia con Giovanni Lorini (oggi allenatore della squadra esordienti del Calcio Desenzano Calvina ndr) ha fatto modo che io abbia avuto delle valide referenze. Ho lavorato in rossonero per 5 anni con una importante esperienza nelle scuole calcio internazionali
Amadeo, come è arrivato a far parte del progetto Desenzano Calvina?
Libero da impegni professionali ed ormai trasferitomi a Desenzano, ho cominciato a dare supporto alla Real Desenzanese. Poi l’incontro con Claudio Monese (responsabile del Settore Giovanile ndr) è stato determinante per il mio passaggio al Desenzano poi divenuto Desenzano Calvina
Cosa le ha proposto?
Da principio non avrei voluto allenare, penso che i campionati provinciali e dilettantistici siano esperienze che devono fare i giovani. Ho più di 40anni, ho fatto professionismo, ho allenato in serie C e venire qui per togliere la possibilità ad un ragazzo di venticinque anni di mettersi in evidenza non mi piace. Così mi sono dedicato a quei corsi di tecnica individuale che hanno riscontrato una massiccia partecipazione
Pensa che la sua didattica e tutto il bagaglio di esperienza che lei ha accumulato, può essere un beneficio per i ragazzi?
Sono un patito di tecnica. Purtroppo questa non viene mai curata nel dettaglio, i maestri di tecnica sono spartiti da tanto tempo perchè la nuova generazione è molto attenta a situazioni corali tralasciando l’individualità che io invece ritengo abbia ancora il suo peso
Quindi lei vede il lavoro collettivo come l’amalgama di tante individualità?
Si. Se riflettiamo un attimo, più sali di livello, più il giocatore deve affidarsi a figure per la sua tutela individuale, per questo ha sempre al suo fianco un procuratore. In parole povere, ognuno cura se stesso pur lavorando all’interno di un collettivo. Penso che la bravura di un allenatore moderno sia quella di far funzionare tutti gli elementi all’interno di un gruppo. Ma se alla base hai solo schemi e senza alcuna individualità non arrivi lontano. Visti da fuori possono sembrare tutti attori di una playstation, ma alla base ogni giocatore ha la sua storia e il suo talento.
Il suo cammino professionale è molto interessante: Australia, Canada, Milan e tante realtà estere come Svizzera e Egitto. Perchè poi ha smesso di seguire questa linea professionale?
Sentivo il desiderio di allenare una squadra senza fare il direttore tecnico o il formatore. Era un’esperienza che non avevo ancora vissuto al 100% ed ho sfruttato l’opportunità della Feralpi Salò che nel 2013 mi ha offerto di fare il secondo ad Aimo Diana. Abbiamo fatto insieme Giovanissimi, Beretti dove sono rimasto come primo allenatore quando Diana è passato ad allenare la Prima Squadra in Serie C.
Con Aimo Diana ha avuto un rapporto professionale intenso. Infatti dopo questa breve separazione lo ha seguito in altre esperienze. Cosa le ha portato questo tipo di background?
Ho seguito Diana a Pavia, dove non siamo riusciti a lavorare perchè partiti per fare una serie D ci siamo trovati in Eccellenza e poi a Melfi in serie C dove abbiamo salvato una squadra spacciata e destinata alla retrocessione. L’anno dopo ci siamo trasferiti alla Sicula Leonzio che presa al 16° posto l’abbiamo portata a disputare i playoff. Tutte esperienze importanti e diverse tra loro, ma hanno arricchito la mia cultura e le mie esperienze
Poi Diana è andato a Renate in Serie C, ma lei non è rientrato nel suo progetto. Come mai?
Diana è subentrato a campionato in corso e il secondo c’era già. Nessun divorzio (ride ndr)
Nella sua sfera privata, lei dove si trova meglio? In città o in provincia?
Ho vissuto a Milano e per un periodo anche a Londra. Sono luoghi che non mi appartengono. Prediligo realtà di provincia
Come Desenzano?
La qualità della vita qui è ottimale, si addice di più alla mia persona
Ma la storia di Amadeo Cataldi ai primi calci ad un pallone come è stata?
Ho sempre voluto giocare a calcio, l’ho sempre sentito dentro ed è a tutt’oggi ancora l’unica cosa che mi sia veramente piaciuto fare nella vita. Da bambino pensavo solo ed esclusivamente al calcio
Ha mai desiderato fare il calciatore professionista?
Si, come tutti i bambini. Però molto presto ho capito che era meglio lasciar perdere, non avevo capacità mentali e caratteriali per diventarlo. Ho quindi pensato di studiare per fare l’allenatore e le mie prime esperienze sono arrivate già all’età di 27 anni
Un bel bagno di umiltà. Non trova?
Diciamo che rispetto al passato i tempi sono cambiati molto. Negli anni 60/70 il calcio veniva sempre dopo lo studio e molti genitori ne scoraggiavano la pratica. Oggi c’è un’inversione di tendenza e qualche volta non disdegnano il fatto che si possa saltare scuola ogni tanto per una partita. Oggi i genitori seguono sempre i loro figli soprattutto perchè nell’era moderna non hanno troppo tempo a disposizione da passare con loro, ne condividono quindi i loro divertimenti, magari sognando qualcosa di grande
Una volta con la maestra unica, questa aveva la funzione di un genitore aggiunto. Oggi l’allenatore che condivide con il ragazzo diversi momenti del suo tempo, crede possa essere considerato lui un genitore aggiunto?
Noi abbiamo il privilegio di seguire i ragzzi nella loro formazione e nel loro percorso di maturazione. Oggi un allenatore del settore giovanile non può e non deve essere solo un dispensatore di schemi e tecnica, ma anche un aiuto per la sua crescita come uomo. Aggiungiamo anche che in questo periodo storico, noi siamo a contatto con i ragazzi più dei loro genitori. Sembra assurdo ma è così. Questo diventa anche una forte responsabilità per noi
Nell’anno in corso, il nostro maggiore avversario è stato il Covid. Come si è mosso il Settore Giovanile al riguardo?
Stiamo provando a fare tutto quanto previsto nel nostro programma per il bene dei ragazzi, ma sempre con la dovuta attenzione. Quando è uscita l’ordinanza che ci ha bloccati, ci siamo trovati nella necessità di agire velocemente per non sospendere l’attività. Avevamo due alternative: lasciar perdere tutto o programmare per loro una linea di allenamento che non riguardassero il contatto per poterli tenere allenati e pronti quando tutto si sarebbe riaperto. Abbiamo voluto creare un percorso misto individuale che prevede anche lo Yoga, una disciplina bellissima che si associa al calcio, basta vedere che nella Preminum League lo praticano almeno da 20anni, poi anche personaggi come Cristiano Ronaldo e campioni di altri sport ne fanno pratica. Nel nostro progetto, allo yoga si affianca una fase atletica individuale che oggi purtroppo si dovrà fare a casa per le ulteriori restrizioni del nuovo DPCM
Perchè un giovane può scegliere Desenzano?
Innanzitutto un ragazzo deve fare attività fisica, è fondamentale per la sua crescita. Per come è il mondo oggi, è più facile praticarlo in una società sportiva. Noi siamo solidi, ben organizzati, siamo una relatà in crescita capace di dare sia l’opportunità di apprendimento del gioco sia un contributo a livello sociale. Cerchiamo di lavorare su tutti i livelli e sono sicuro che con il tempo miglioreremo sempre di più. Oggi abbiamo già una bella struttura, allenatori validi e una prima squadra che disputa un campionato nazionale che ritengo possa essere un valore aggiunto al progetto già di per se interessante
Cosa spera di portarsi da questa esperienza a Desenzano?
Qui non c’è stata storia professionale. Io spero di poter contribuire ad una inversione di tendenza e che nei prossimi 20 anni possano uscire da Desenzano diversi talenti del calcio.