Prima vincitrice di un campionato, la squadra di mister Lombardi meritevole del riconoscimento in memoria dell’amico scomparso
“There is no other place in the world a man can be happier than in a football stadium” (Non c’è un altro posto al mondo dove l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio) ripeteva lo scrittore francese Albert Camus.
Giovanni Maggioni lo sapeva benissimo, e ha incarnato alla perfezione le parole e lo stato d’animo trasudanti da questa frase.
Nel racconto del figlio Andrea, emerge tutta la passione per lo sport e per il calcio, vissuto a 360° gradi, sempre con entusiasmo e coinvolgimento; “Se lo mettevi intorno ad un tavolo a parlare di calcio, rimanevi rapito dai racconti di calciatori, dalle storie di squadre che solo gli appassionati più veraci ne conoscevano l’esistenza, dal Calcio, quello con la C maiuscola, da vivere sportivamente”.
Giovanni Maggioni, nato nel 1947 a Cornate d’Adda (Monza e Brianza), fin da bambino gioca a calcio, arrivando fino alla Serie C, ma la carriera da calciatore si interrompe bruscamente alla soglia dei vent’anni a causa di un bagno nell’acqua gelata che gli causa una brutta pleurite che lo costringe ad appendere le scarpette al chiodo.
La passione per il calcio però non scompare, anzi Giovanni è bravo a coltivarla in un altro ambito, quello del direttore sportivo; segue tutte le partite possibili e immaginabili, abbonandosi addirittura al Milan – cosa insolita per uno juventino – ma d’altronde lo stadio di San Siro era quello più vicino a casa.
Segue le partite dei rossoneri in Serie A, vola in trasferta per godersi il trionfo di Barcellona in Coppa dei Campioni ma comincia anche ad appassionarsi al calcio cosiddetto minore, quello di provincia, quello che non vedi in televisione, quello che devi prendere la macchina se vuoi vedere questa o quella partita.
E Giovanni – Gianni per gli amici – non esita un secondo nel mettersi alla guida per andare a vedere partite e giocatori, da segnalare alla Tritium, dove collabora in qualità di direttore sportivo.
Gli impegni professionali però si fanno sempre più pressanti, il lavoro lo porta molto spesso lontano da casa, talvolta anche all’estero cosicché è costretto a mettere in pausa la sua passione.
Quando però si trasferisce a Salò, conosce Roberto Marai ed ecco che il filo interrotto in precedenza si riannoda sulle rive del lago; sottoscrive l’abbonamento con la FeralpiSalò, torna a visionare calciatori e a seguire le partite ma, per non farsi mancare nulla, si abbona anche alla Calvina, conservando la doppia tessera fino al suo ultimo giorno della vita terrena.
Dal 31 gennaio dello scorso anno, ha intrapreso una nuova trasferta per seguire altre partite e altri giocatori, sotto forma di angeli ma, siamo sicuri, anche da distanza, getterà un occhio a quanto succede nei vari stadi, perché la passione per il calcio non la puoi recintare e viverla saltuariamente, una volta che ti è entrata nelle vene, nessuno può più togliertela, sopravvive a tutto.
Gianni quindi è ancora tra noi, avrebbe vissuto in prima linea questa entusiasmante cavalcata del calcio giovanile con partecipazione ed entusiasmo.
Il Calcio Desenzano Calvina ha così voluto ricordarlo per sempre, istituendo un riconoscimento in sua memoria che ieri è stato consegnato alla squadra Giovanissimi Under 15, la prima in ordine di tempo a vincere un campionato.
I figli Andrea e Massimiliano consegnano il premio nelle mani del capitano Zontini in una cerimonia commovente; poi i ragazzi contraccambiano nel riconoscimento con una maglia della squadra con il nome Giovanni scritto ben grande sulla schiena con sotto gli autografi di tutti i ragazzi protagonisti della vittoria in campionato.
Stefano Benetazzo