Michele Florindo, un trascinatore per Desenzano Calvina

Il passato e il presente in una intervista all’allenatore biancoazzurro confermato per il secondo anno alla corte di Roberto Marai

Un inizio di stagione come quello della Calvina 2019/2020, nessuno se lo sarebbe mai aspettato: sei partite, zero punti. Poi la decisione da parte della proprietà di porre rimedio. E anche alla svelta. La Calvina è in piena zona retrocessione, con poche speranze di risalire nonostante la rosa importante. Spunta il nome di Michele Florindo, un giovane allenatore che negli ultimi tre anni si pone all’attenzione sfiorando i playoff a Este e nei due anni successivi all’Adriese con i playoff e un campionato perso di pochissimo. Sulla panchina della Calvina, l’allenatore rodigino si fa conoscere nel giro di 90 minuti, tanti gliene bastano per portare nel carniere della società di Roberto Marai i primi tre punti del campionato. Alla fine i punti sono 41 in 19 partite. Michele Florindo inverte così la rotta grazie alla propria qualità e a giocatori di grande spessore venuti a dargli una mano in corsa, come Boldrin, Boreggio e Mauri, oltre chiaramente a un Del Carro veramente strepitoso.

Per la nuova stagione agonistica, il Presidente Marai ed il Ds Eugenio Olli gli confezionano una squadra competitiva e mister Florindo, dopo appena una settimana di ritiro al “Ghizzi-Tre Stelle”, non vede l’ora di cominciare: “Non possiamo nasconderci dietro un dito – ammette l’allenatore – abbiamo un’ottima rosa e abbiamo tutti gli elementi per essere protagonisti“.

Ma come nasce mister Florindo agli arbori del suo rapporto con il calcio?
Sono uscito dal settore giovanile dell’Adriese – ci racconta il trainer biancoazzurro – a quel tempo militava in serie D, poi dopo cinque campionati in prima squadra, sono andato al Padova dove ho segnato la mia prima esperienza nei professionisti

Quanti anni aveva?
Ne avevo 22 e poter già giocare come punto fermo in C1, mi sono reso conto che potevo dire qualcosa come calciatore. Infatti da lì ho intrapreso un percorso che mi ha portato a giocare a L’Aquila, a La Spezia, a San Marino, a Caserta, a Matera. Sono rimasto in quel mondo fino all’età di 33 anni”

Però ha smesso giovane, aveva già in mente un futuro come allenatore oppure si era semplicemente stancato di fare il calciatore?
Avevo smesso di cercare squadre importanti, ero diventato papà e quindi ho preferito rimanere vicino a casa. A San Donà di Piave però, ho subito un brutto infortunio che mi ha costretto a smettere presto

E’ quindi partita da qui la scelta di rimanere nel mondo del calcio come allenatore?
Ci pensavo già da tempo. Man mano passavano gli anni cominciavo a studiare il calcio in maniera diversa. Durante gli ultimi periodi da calciatore mi scrivevo un sacco di appunti perchè già vedevo in me un futuro da allenatore. Poi ho colto subito l’opportunità, mi sono infortunato a Gennaio e a Giugno dello stesso anno ho cominciato ad allenare

Dove esattamente?
Con la Piovese in Eccellenza. Sono passato in sei mesi dal campo alla panchina

E poi?
Sono andato a Este dove ho allenato due anni, poi Adriese fino all’anno scorso quando sono subentrato alla Calvina

Ma la scelta di allenare è stata dettata dall’ambizione o solo per il puro divertimento di restare nel mondo del calcio?
Premetto che tutto quanto è inerente al calcio mi piace davvero, però essendo un competitivo di natura, quando ho iniziato l’ho fatto pensando di arrivare al più alto livello possibile

Si definisce competitivo di natura. Non trova un po’ curioso per il suo carattere accettare l’incarico dalla Calvina ultima in classifica dopo sei giornate con zero punti?
Il merito più grande che mi attribuisco da solo (ride ndr) nella cavalcata che ci ha portato a chiudere al terzo posto, è stato quello di accettare l’incarico con quella situazione di classifica. Mi sono sempre dedicato allo studio delle altre squadre e dei calciatori che non alleno io, quindi conoscevo l’organico della Calvina e sapevo che non poteva avere quel tipo di risultato. In più molte persone mi hanno parlato benissimo della proprietà. La reputo oggi la miglior scelta fatta da quando alleno

Ma qualcuno le aveva sconsigliato di venire alla Calvina?
Si in tanti. Arrivavo da un quinto posto prima e successivamente un secondo posto, quindi accettando un incarico di quel tipo ho spiazzato tutti. Ma io sapevo che si sarebbe potuto lavorare bene e recuperare il terreno perso

Lei da calciatore ha giocato nel ruolo di difensore, da allenatore ha ribaltato il suo punto di vista e si reputa più offensivista. Sono punti di vista diversi a seconda del ruolo che occupa?
Per natura non sono un attendista, mi piace andare ad affrontare gli avversari e cerco sempre di dare questo tipo di idea alla mia squadra. E’ anche vero che la fase difensiva la curo molto visto che le mie squadre hanno sempre preso pochi gol. Di contro ne abbiamo anche sempre fatti tanti

Quindi è una questione di equilibrio?
“Si, difendersi va bene, ma occorre anche avere coraggio di andare avanti con un uomo in più e senza paura di giocare uomo contro uomo”

Lei è un allenatore giovane, le capita ancora di allenare giocatori più vecchi di lei. Come si comporta in questi casi?
“Come allenatore ho sempre cercato il confronto con tutti. Però per poter fare la differenza devo anche saper ascoltare il gruppo e il singolo. Insomma, aprirsi per quelle piccole esigenze che possono diventare le carte vincenti. Poi in base a questo vado a costruire quello che è il lavoro di squadra. E’ normale poi che io mi confronti in un contesto dove, nel massimo rispetto, decido sempre io pur mettendomi alla pari di tutti”

Ci presenti il suo staff con un aggettivo per ognuno di loro.
“Gianluca Rocelli è il preparatore dei portieri, lavoriamo insieme da cinque anni. E’ la mia parte riflessiva, ovvero quello che mi apre al ragionamento.
Christian Bodini è il fisioterapista, un aggettivo giusto per lui è essere equilibrato. Non è mai fuori dai modi anche quando è seccato, si approccia sempre con il sorriso sul volto.
Mattia Broli, è il nutrizionista, è la novità di quest’anno. E’ giovane ed è il primo anno che si trova in questo contesto. Lo definirei il nuovo che avanza.
Nicola Marini è il preparatore atletico, lui è la professionalità. Lui vede il calcio da un punto di vista quasi maniacale, ha un modo di lavorare attento e preciso in qualsiasi tipo di lavoro che andiamo a sviluppare”

Una parola anche per il Team Manager?
“Diego (Bandera ndr) lo definirei il cementificatore di tutta questa società.
Nei vari momenti di difficoltà durante il periodo nero della scorsa stagione, riusciva sempre ad avere la parola giusta per tutti per riuscire a farci rimanere sempre tutti compatti”

Entriamo nella sua sfera privata. E’ sposato?
“Convivo con Clara, la parte più importante del Florindo-Allenatore. Parliamo molto perchè la reputo una persona molto intelligente e capace nei rapporti umani ed è l’anima che mi completa. Abbiamo tre bambini: Cristiano che farà 8 anni a Gennaio e due gemelli che si chiamano Lorenzo e Matilde, compiranno 6 anni a Novembre.
Abitiamo a Cervarese Santa Croce, un paese sui Colli Euganei in provincia di Padova”

Conta di stabilirsi a Desenzano o fare il pendolare?
“Penso di non muovermi da lì, un viaggio al giorno anche se difficoltoso mi consente comunque di vivere al meglio la mia famiglia. Per chi pensa che possa essere stressante, gli dico che forse non ha mai provato l’emozione di essere aspettato a casa dai propri figli, in quel momento passa tutta la stanchezza”

Vorrebbe vedere i suoi figli giocare a calcio?
“Per me il calcio è tutto, mi ha fatto crescere come persona, quindi se un giorno vorranno, non opporrò ostacoli. Ma non lo farò anche se decidessero di dedicarsi ad altri sport, l’importante è che per loro sia fonte di divertimento”.